di Ogliengo Mario e Perrone Rocco, concorrenti del concorso di chiodatura 2021
‘Rocce al sole d’inverno’
Lo scorso autunno, complice la Pandemia ci prese l’urgenza di curiosare quei costoni di roccia rossastra tra reti di acciaio e resti del castello di Saint Germain a Montjovet. Ci siamo lasciati prendere la mano e il trapano ha ripreso a ronzare.
La bella losanga rossa che caratterizza questo versante ci aveva incuriosito, ma ad essere onesti la roccia bella a prima vista si è rivelata, soprattutto sulla placca, una specie di cipollone fatto di strati sovrapposti che hanno necessitato un bel lavoro di pulizia. A tratti sentirete, arrampicando, suoni di tamburi lontani. La placca vi parla quindi siate delicati e discreti. Abbiamo ‘aperto’ sia dal basso sia calandoci dove la roccia necessitava una pulizia ‘generosa’ e il risultato ad oggi sono una trentina di itinerari, che complessivamente corrispondono a più di cinquanta tiri di corda. Due linee di 4-5 tiri e alcune di 2-3. La maggior parte di esse segue le linee logiche che la roccia offre, con una chiodatura a volte un po’ aerea, ma mai pericolosa. Abbiamo, nei limiti del possibile, rimosso tutto il materiale instabile, ma non possiamo escludere che qualche scaglia vi rimanga tra le dita, soprattutto all’inizio della frequentazione. Il casco non sfigura. La struttura è alta una sessantina di metri e molti itinerari si sviluppano per 35 metri e oltre quindi corde da 80 metri sono indispensabili, oltre al materiale necessario per le calate in corda doppia. A questo proposito abbiamo previsto alcune soste intermedie sugli itinerari più lunghi. Al momento due vie arrivano nei pressi della Rocca. Dalla sommità è possibile raggiungere l’itinerario turistico del Castello oppure ritornare alla base per tracce di sentiero che attraversano antichi terrazzamenti utilizzati un tempo per colture e allevamento. Il tipo di arrampicata prevalente, sulle vie più facili è di piedi, un po’ demodé e dal sapore antico, mentre richiede dita e tecnica sulle vie difficili, dove si ha spesso a che fare con corte sezioni intense o passaggi boulderosi. Non manca qualche diedro e qualche fessura. Il settore della grande placca merita una sosta alla cengia del Totem (il grande Tronco sbiancato dal tempo che troneggia in cima alla placca. Un giro sui tiri alti e soprattutto sul terzo tiro di “El Cap Spire”, un bel diedro fessura (partenza un po’ sabbiosa), non perdetelo. Falesia esposta a Sud-Est, con il sole presente in inverno, nelle giornate più corte, dalle 9,30 alle 14,30. Un ringraziamento particolare ai nostro portafoglio che si è lasciato sfilare il contributo per l’acquisto dei materiali e a Piero, il ‘custode’ del castello, che ci ha accolti con un sorriso ogni volta che passavamo davanti a casa sua sporchi e stanchi. Dobbiamo delle scuse al Pipistrello a cui abbiamo sottratto il rifugio durante un rastrellamento di pietre instabili, al Biacco che abbiamo fatto scappare durante la posa di una sosta, al Picchio muraiolo che ora si trova a dover condividere con bipedi rumorosi il suo terreno di caccia, alle migliaia di coccinelle che abbiamo sfrattato da sotto le scaglie instabili e ai roverelli alla base della falesia che hanno dovuto sopportare qualche sgarbo di troppo durante le sessioni di disgaggio, pur coscienti di partecipare a un progetto destinato all’umanità intera, o quasi!!! Se cercate il granito perfetto, il calcare ‘Verdoniano’ o i grandi strapiombi non avvicinatevi. Se siete di bocca buona e vi accontentate di Pane e Salame siete i benvenuti e magari vi divertite pure. Le difficoltà sono al momento indicative e vi saremo grati se lascerete i vostri commenti al riguardo così come le vostre critiche e le criticità che vi appariranno sul quaderno che troverete…Abbiamo fatto del nostro meglio ma… Questa bella avventura si è avvalsa di un gran bel gruppo di amici che meritano di essere citati, ognuno per il contributo e le energie messe al servizio di questo insano progetto. Rocco che non è mai mancato e che di tasselli ne ha messi tanti ma tanti. ‘Pietrino’, la nostra mascotte, ma anche il più forte e talentuoso. I tiri duri sono il risultato delle sue visioni per noi un po’ troppo visionarie. Gianpaolo, che per primo è arrivato in cima alla fessura del Serpente di legno e ha piazzato la sosta da cui sono nate altre vie. Alessandro che, sbancando una specie di ‘canalaccio’ rovoso, ha letteralmente costruito il tiro più abbordabile e lungo della parete: 45 m! Questo ci ha indotto successivamente a spezzarlo con una sosta intermedia. Marco, grande e forte che non si è risparmiato e ha risolto un sacco di grane a tutti gli altri. Miki, che ha rettificato un bel progetto, probabile 7c/+, rendendolo più omogeneo. Il sottoscritto, l’anima nera e diabolica, che ha coinvolto tutti costoro in questa avventura e che sfortunatamente continuerà a stressarli con nuovi progetti. Un grazie particolare a Rocco autore dello schizzo, che non ha niente da invidiare ad altri ben più famosi. Come potete constatare tesso le lodi a noi stessi, poiché non sono così sicuro di riceverne molte. Comunque vada noi ci siamo stancati un sacco, ma divertiti ancora di più. Che dire: buone scalate all’ombra di Saint Germain e del suo tranquillo borgo.
Accesso
Lungo la statale 26, al km 71,9, in corrispondenza dell’Hotel Castello, prendere il bivio per Chenal e poche centinaia di metri dopo il bivio a dx per il Castello di Saint-Germain e l’omonima chiesa (cartelli gialli). Lasciare l’auto nell’ampio parcheggio destinato ai visitatori del castello (che però è chiuso per rischio crolli…). Risalire la strada per 3’ fino alla chiesetta soprastante (fontana)e al cimitero. Da lì scendere a sx e percorrere la ex via Francigena per circa 100 m. Prendere il primo bivio a sx, in corrispondenza di un cartello che indica la falesia e proseguire in leggera discesa per alcune centinaia di metri. Superare una zona di roccette soprastanti reti paramassi, seguire le vestigia di un’antica “Strada Romana” e in ultimo risalire brevemente nel bosco fino alla base della parete (15-20’ dal parcheggio). Coordinate: Lat. 45°43’21.57″N – Long. 7°40’6.69″E
Note
Sito di arrampicata recente. Chiodatura a spit inox AISI 316L F 10 mm, anelli di calata alle soste (manovra necessaria). La roccia, costituita da anfiboliti, è caratterizzata da tacche e scagliette, a volte fragili, che consigliano l’uso del casco anche per chi sta alla base delle vie. Con il tempo e la frequentazione le cose miglioreranno.
CARTOGRAFIA: L’Escursionista Editore – 13-Valle centrale – 1:25000 BELLEZZA: ai posteri l’ardua sentenza
PERIODO: inverno e mezze stagioni
Materiale
Corda minimo 80 m (ricordarsi di fare il nodo al fondo), discensore, rinvii, casco (anche per chi sta alla base.
TIPO DI ROCCIA: anfiboliti
ESPOSIZIONE: Sud-Est (nel periodo più freddo sole dalle 10 alle 15 circa).
ELENCO DELLE VIE:
1 – Favelito L1 5b, L2 6a, L3 6a, L4 6a. Discesa possibile a piedi.
2 – Marklin 5c
3 – Perbiacco 6c
4 – Progetto
5 – Progetto
6 – Chicane 6c
7 – La banda dei disonesti 6b
8 – La Hinterstoisser 4b
9 – Picchio muraiolo L1 6a, L2 5c, L3 progetto.
10 – Barba Paulin 7a
11 – Rata vuloira L1 5b, L2 6b.
12 – The original L1 5c, L2 5b
13 – Que dalle 6a+
14 – Saint-Germain 6b
15 – El Cap Spire L1 5b, L2 5c, L3 6b+
15a – Totem slab 6b
16 – Serpente di legno L1 6a, L2 5a
17 – Cerambyx cerdo L1 6b+, L2 6a+
18 – Il volo dell’airone 7a
19 – Piroga 7a
20 – Social club 6a
21 – Buena vista 6a
22 – Crack baby 7?
23 – Cuba libre – Progetto
24 – Joe’s garage 6a
25 – Scacco alla torre L1 6a, L2 4a, L3 6a+, L4 5c,
L5 4c. Discesa possibile a piedi.
26 – L’enjambée 6a
27 – Au bord du vide 6b+
28 – Difesa siciliana – Progetto
29 – Thin boyz – Progetto
30 – Wide ladiez – Progetto